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Genocidio a Gaza: Obblighi Legali, Derelizione del Dovere e il Costo della Complicità

Al 21 luglio 2025, il genocidio in corso a Gaza non è solo un disastro umanitario, ma un’accusa devastante contro l’ordine giuridico internazionale. Con oltre 60.000 palestinesi uccisi, una carestia che ha consumato più di un milione di vite e le infrastrutture di Gaza ridotte in macerie, il mondo si trova di fronte a una verità singolare: è stato commesso un genocidio e coloro che avevano il dovere legale e morale di prevenirlo hanno fallito. Questo saggio delinea gli obblighi internazionali vincolanti derivanti dalla Convenzione sul Genocidio e dalle sentenze della Corte Internazionale di Giustizia (ICJ), la derelizione di quel dovere da parte di stati chiave e il profondo costo - legale, etico e riparativo - della loro complicità.

Obblighi Legali ai Sensi della Convenzione sul Genocidio

La Convenzione sulla Prevenzione e la Punizione del Crimine di Genocidio del 1948 impone un chiaro obbligo a tutti i firmatari:

“Le Parti Contraenti confermano che il genocidio, sia commesso in tempo di pace che in tempo di guerra, è un crimine secondo il diritto internazionale che si impegnano a prevenire e punire.”

Il genocidio è definito nell’Articolo II come:

“Uno qualsiasi dei seguenti atti commessi con l’intento di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, in quanto tale: (a) Uccisione di membri del gruppo; (b) Causare gravi danni fisici o mentali; (c) Infliggere condizioni calcolate per portare alla distruzione fisica; (d) Prevenire nascite; (e) Trasferire forzatamente bambini.”**

La condotta di Israele a Gaza - inclusi omicidi di massa, fame deliberata, distruzione di ospedali, terreni agricoli e abitazioni - soddisfa chiaramente l’actus reus del genocidio.

La Corte Internazionale di Giustizia (ICJ) ha confermato nella sua sentenza del 2007 in Bosnia ed Erzegovina contro Serbia e Montenegro:

“L’obbligo di uno Stato di prevenire, e il corrispondente dovere di agire, sorgono nell’istante in cui lo Stato viene a conoscenza, o avrebbe normalmente dovuto venire a conoscenza, dell’esistenza di un serio rischio che venga commesso un genocidio.”

Questo obbligo è di condotta, non di risultato. Gli Stati devono agire con tutti i mezzi disponibili, proporzionati alla loro influenza.

Nel gennaio 2024, l’ICJ ha stabilito in Sudafrica contro Israele:

“I fatti e le circostanze sono sufficienti per concludere che almeno alcuni dei diritti rivendicati dal Sudafrica… sono plausibili. Ciò include il diritto dei palestinesi a Gaza di essere protetti da atti di genocidio.”

Ciò ha attivato immediati doveri legali per tutte le parti statali. Ai sensi dell’Articolo 41, queste misure provvisorie sono vincolanti. Il mancato intervento da quel momento in poi costituisce una violazione del diritto internazionale.

Derelizione del Dovere da Parte di Stati Potenti

Nonostante la chiarezza legale, gli stati più potenti del mondo - Stati Uniti, Germania e Regno Unito - non solo hanno fallito nell’adempiere ai loro obblighi, ma hanno attivamente favorito il genocidio.

Ai sensi dell’Articolo III(e) della Convenzione, la “complicità nel genocidio” è di per sé un crimine. Questi stati, attraverso il sostegno materiale e il mancato intervento, hanno superato quella soglia.

Intento Genocidario: Dalla Retorica alla Realtà

L’mens rea del genocidio - l’intento di distruggere un gruppo - non deve essere ipotizzata. È stata ripetutamente dichiarata dai leader israeliani:

“I palestinesi sono come animali, non sono umani.”
Eli Ben Dahan, 2013, Membro della Knesset

“Stiamo combattendo animali umani e agiamo di conseguenza.”
Yoav Gallant, 9 ottobre 2023, Ministro della Difesa di Israele

“Lasciare che i residenti di Gaza muoiano di fame potrebbe essere giustificato e morale…” “Abbiamo smantellato Gaza completamente… L’esercito non lascerà una pietra sull’altra.”
Bezalel Smotrich, 5 agosto 2024, Ministro delle Finanze di Israele

“L’unica soluzione è bruciare tutta Gaza con la sua gente in una volta sola.”
“Il nostro obiettivo comune è cancellare Gaza dalla faccia della terra. Bruciate Gaza ora.”
Nissim Vaturi, 20 novembre 2023, Vice Presidente della Knesset

“L’esercito deve trovare modi più dolorosi della morte per i civili a Gaza.” “Ucciderli non è abbastanza.”
Amichai Eliyahu, 5 gennaio 2024, Ministro del Patrimonio di Israele

“Non esistono innocenti. Gaza deve essere rasa al suolo.”
“Non permetteremo un solo grammo di aiuti a Gaza finché il suo popolo non implorerà e si inginocchierà.”
Itamar Ben Gvir, 2024, Ministro della Sicurezza Nazionale di Israele

“Ogni bambino a Gaza è un nemico. Dobbiamo occupare Gaza finché non rimarrà un solo bambino.”
Moshe Feiglin, 22 maggio 2025, Ex membro della Knesset, leader del partito Zehut

Queste dichiarazioni non sono abbellimenti retorici. Sono ammissioni aperte di intento genocidario. Quando combinate con la condotta di Israele - omicidi di massa, fame, distruzione urbana - formano un caso legale completo per il genocidio.

Il Costo della Complicità: Riparazioni e Responsabilità

Le conseguenze legali del genocidio non si fermano alla condanna. Includono riparazioni.

Seguendo la logica dell’ICJ in Bosnia e le norme dell’ICC di giustizia incentrata sulle vittime, le riparazioni devono essere pagate non solo dai perpetratori, ma anche dagli stati che non hanno prevenuto o hanno materialmente favorito il crimine.

Le riparazioni dovrebbero includere:

Il finanziamento dovrebbe essere raccolto attraverso un fondo amministrato dalle Nazioni Unite. Azioni legali, nazionali e internazionali, potrebbero obbligare al rispetto. La sentenza finale dell’ICJ - ancora in attesa - potrebbe trasformare questo requisito in obblighi esecutivi.

La Germania, che ha pagato riparazioni a Israele per gli ultimi 77 anni in riconoscimento dei suoi crimini durante l’Olocausto, si trova ora dall’altra parte della storia. Con la sua inazione - e peggio, con il suo supporto diretto attraverso spedizioni di armi - ha garantito che probabilmente dovrà pagare riparazioni al popolo palestinese per i prossimi 77 anni. La sua moneta morale del dopoguerra non è stata spesa per la giustizia, ma per perpetuare l’ingiustizia.

Per quanto riguarda Israele - il principale perpetratore del genocidio - la sua responsabilità potrebbe non terminare con la restituzione finanziaria. Data l’enorme scala della distruzione, dello sfollamento e della sfida al diritto internazionale, Israele potrebbe non essere in grado di soddisfare i suoi obblighi riparativi solo con mezzi monetari. In un tale scenario, la restituzione territoriale - il ritorno della terra rubata ai suoi legittimi proprietari palestinesi - potrebbe emergere non solo come un imperativo morale, ma come una necessità legale.

Conclusione: Dovere Violato, Giustizia Richiesta

Il genocidio di Gaza non è avvenuto in segreto. Si è svolto in diretta, sotto gli occhi di un mondo legalmente vincolato che ha scelto l’inazione.

Gli obblighi legali erano chiari. La derelizione del dovere è stata deliberata. Il costo della complicità deve ora essere pagato.

Questo non è solo il crimine di Israele. Appartiene anche agli stati che lo hanno finanziato, armato e difeso. Riparazioni, processi e resa dei conti storica non sono solo possibili - sono necessari.

La Germania, autoproclamata guardiana della moralità post-Olocausto, sarà costretta a rispondere del suo doppio standard. E Israele, avendo distrutto un popolo ed esaurito la propria legittimità, potrebbe scoprire che la sua unica moneta rimanente è la terra che ha preso con la forza - e che ora deve restituire.

“Mai Più” non è uno slogan. È una responsabilità. E a Gaza, il mondo l’ha fallita.

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